Sono mesi e mesi che la mia quotidianità è, diciamo pure, un po' pesante.
Le gestione di Lori e Dani in due scuole diverse non è facile.
Ho avuto la fortuna di sapermi organizzare e di avere il prezioso appoggio di alcune amiche italiane che il destino mi ha fatto incontrare qui e che, come succede spesso quando si fa amicizia tra espatriati, ha fatto scattare il "mutuo soccorso".
Io ci sono per loro e loro per me, per aiutarci a vicenda.
Quando feci le ricerche sulle iscrizioni nelle scuole inglesi avevo da subito capito che non sarebbe stato facile, ne avevo parlato qui tempo fa.
La mia paura e preoccupazione era quella di avere i due maschietti, in età di scuola primaria, in due scuole diverse. Paura affrontata, vissuta, somatizzata. Mi ha messo a dura prova, davvero, per quanto fosse stancante e stressante.
Non avevo altra scelta. Finché la storia del bullismo di Lorenzo e la conferma che Paola in settembre avrà un posto in quella scuola, ci hanno fatto scattare la grinta per metterci all'opera e fare appello.
Quando si fa un'iscrizione in una scuola in Inghilterra e il posto non viene offerto, per il genitore è possibile fare appello, compilando un modulo online con le ragioni che motivano tale "appeal". Non è facile vincere questi appelli ma noi ci volevamo provare.
Ci siamo impegnati io e Babbo per farlo.
Le ragioni le avevamo tutte: viviamo nell'area della scuola chiamata "catchement area", il fratello "sibling" è già scolarizzato lì e Lori è un bimbo sveglio e intelligente a sufficienza per essere accolto a braccia aperte in una buona scuola come quella.
L'appello fa sì che i genitori e i rappresentanti della scuola si ritrovino davanti ad una commissione che giudica il caso e decide se forzare la scuola ad accettare il bambino oppure rigetta la richiesta.
Io mi stavo preparando a quel momento, a quella specie di processo in inglese, perché Babbo diceva che avrei dovuto parlare io, la comunicativa di casa.
Non ci siamo arrivati al "processo".
Ci hanno chiamato qualche giorno fa dalla scuola.
Ho risposto ed era Mrs M., la signora che ormai mi conosce (per quanto le ho rotto le scatole ogni mese per sapere se Lori era sempre il primo nella lista d'attesa) che si occupa delle iscrizioni.
"When do you want your son starts?"
Ed io diretta e incredula "Are you joking?".
No, non scherzava.
Il posto per Lori è arrivato, finalmente entrambi saranno nella scuola di fianco a casa, di nuovo insieme ed io li porterò a scuola a piedi, anzi in monopattino (la nostra nuova passione!) e non sarò più costretta a girare in macchina come una trottola.
La reazione di Lorenzo?
Calcolando che abbiamo sempre lasciato accesa la speranza parlandone apertamente con lui e che lui non vedeva l'ora di andare in quella scuola, perché lì' c'è Dani, perché lì ci sono gli stessi bambini che incontriamo al parco e con i quali giocano a calcio, perché lì finalmente la mamma diventerà un "parent helper" aiutando appena possibile a scuola, la sua reazione è stata positiva.
Un nuovo inizio lo aspetta.
Mi ha stupito il mio piccolo-grande eroe, che sta per compiere 9 anni ed ha già cambiato 4 scuole, di cui due in un altro sistema scolastico e che è sicuramente più preparato linguisticamente per affrontare una nuova classe.
Loro, questi bambini, sono i coraggiosi dell'espatrio, non noi grandi.
Sono loro che crescono abituati ai cambiamenti, pronti per viverne altri.
La pazienza è la virtù dei forti, qualcuno dice.
Io aggiungo che le cose sudate, faticate, attese sono ancora più apprezzate e ti fanno sentire leggera ed allo stesso tempo carica come una molla!